LA LEGENDA

Secondo la leggenda, nel lontano XIV secolo si verificò in Roccavaldina un miracolo per intercessione del Santo che aumentò maggiormente la devozione per Lui.

 

Si narra, infatti, che in questo secolo, anche se non si conosce l’anno esatto, la Sicilia fu colpita da una grande carestia, causata da una lunga siccità che si prolungò da gennaio a giugno per cui la popolazione rimase senza alimenti e vi furono grandi morie di persone e animali.

 

Gli abitanti di Roccavaldina che avevano una grande fede per San Nicola, si riunirono tutti in preghiera per un’intera nottata e all’alba portarono in processione il quadro del Santo.

 

Quando la processione arrivò nel quartiere denominato “Basso Casale“ i roccesi intravidero un bastimento nel Mar Tirreno e precisamente nel tratto tra Monforte Marina e Ponte Gallo. Incuriositi per la presenza del bastimento che si avvicinava verso la spiaggia, alcuni cittadini si avvicinarono per chiedere spiegazioni.

Il colloquio però divenne impossibile poiché tra i roccesi e i marinai non vi era una lingua comune. Il Capitano allora tirò fuori un biglietto con la scritta “Alla gente di Rocca“.

 

Tutti i Roccesi scesero in massa verso la spiaggia e videro che il bastimento era stracolmo di sacchi contenenti riso, ogni persona prese un sacco e lo portò in paese.

 

I Roccesi, ricchi e poveri, convinti che si era trattato di un miracolo concesso da San Nicola, si riunirono in preghiera per ringraziare  e organizzare festeggiamenti in onore del Santo.

 

Per prima cosa si pensò di sacrificare un giovenco ma, si narra che, per trovarlo dovettero andare nelle valli sotto Taormina. Trovato il giovenco di colore nero e grasso lo bendarono e lo addobbarono con ornamenti e lo portarono in processione per tutto il paese.

 

Dopo la processione venne fatto il sacrificio con tutto il rito pagano, la testa venne staccata dal giovenco, il sacerdote la afferrò per le corna la mostrò ai presenti e successivamente la lasciò bruciare nel fuoco assieme alle budella.

I ricchi, intanto, organizzarono un grande banchetto pubblico con la carne lessa del vitello sacrificato e con riso cotto nel brodo della carne, il tutto senza sale in segno di sacrificio.

 

 Al primo Convito sedettero i più umili, serviti dai nobili in forma di umiliazione. Fu tanta la folla che vi partecipò, proveniente anche dai paesi lontani, che si dovette cucinare altro riso che, per miracolo, sembrava non finisse mai.

 

Ancora oggi questo rito si svolge con una cadenza particolare, non può essere fatto prima di cinque anni dal precedente e non dopo i cinquant’anni dall’ultimo.

 

Negli anni più recenti si sostituì al quadro la statua di San Nicola. Ancora oggi, dopo tanti secoli, la fede per San Nicola e la festa del Convito si sente viva e fervida.

 

Si riportano qui di seguito alcune feste del Convito a noi riferite: 1780 – 1825 – 1845 – 1880 – 1895 -1912 – 1933 – 1953 – 1969 – 1980 – 1986 – 1991 – 2000.